domenica 31 marzo 2013

I canederli: la ricetta originale della mia nonna

Latitavo da un paio di giorni causa impegni improrogabili, spero che abbiate passato una Pasqua serena! Il clima è ancora delicato e il piatto di oggi calza ancora alla perfezione... A dire il vero noi in famiglia li mangiamo tutto l'anno, estate compresa: i canederli!
Credo che questo sia il piatto che più associo alla mia infanzia, che potrei cucinare ad occhi chiusi, che per me non ha segreti e che credo di saper fare bene. I canederli, tipico piatto trentino che non è mai mancato sulla tavola fin da quando ero piccolina. E i ricordi mi portano indietro nel tempo alle mie domeniche in baita dove i canederli di mia nonna regnavano, serviti quasi sempre asciutti con lo spezzatino che inondava col suo sugo il piatto e i crauti! Mi ricordo bene che mentre mia nonna preparava il pranzo con mia mamma io e mio fratello ci costruivamo una specie di slittamacchina con un cartone rivestito esternamente con km di scotch, mio fratello dirigeva i lavori da vero nerd quale è mentre io ero il braccio ed eseguivo... poi salivamo accanto alla baita su un pendio abbastanza ripido (vedi foto) e ci buttavamo a capofitto sull'erba sbandando come dei pazzi! Due pirati della montagna. Ahah. Bello bello bello. Poi arrivavano gli amici di famiglia e parenti vari e allora capivamo che era ora di pappare! E tutti ci riunivamo attorno al tavolone all'aperto e si aprivano le danze. Era festa. Ogni domenica! E grazie a due bicchieri in più mio papà iniziava a raccontare barzellette a profusione e noi si tornava a giocare... con qualche divieto e ammonimento in meno. Ricordi magici. Miei. Li custodisco stretti!
Come tengo stretta questa ricetta che ho imparato dalla mia mamma che ha imparato dalla sua mamma che ha imparato dalla sua e via dicendo... insomma li abbiamo sempre fatti nella stessa identica maniera! Eccola per voi!



Ingredienti per quattro persone:
  • 300 gr di pane raffermo
  • 1 fetta di speck di circa mezzo cm di spessore
  • 1 fetta di mortadella di circa mezzo cm di spessore
  • 4 fette di salame tipo ungherese
  • 1 uovo
  • prezzemolo o erba cipollina
  • 1 bicchiere grande di latte tiepido
  • 3 cucchiai di farina
  • sale
  • brodo di carne


Cuciniamo insieme:
Tagliate a dadini il pane e unite il latte intiepidito, mescolate molto bene quindi aggiungete l'uovo, il sale, l'erba cipollina o il prezzemolo e tutti gli affettati tagliati a dadini piccoli piccoli, mescolate molto bene e infine aggiungete la farina. Lasciate riposare almeno un'ora (io lascio l'impasto in frigo una notte). Trascorso il tempo necessario date nuovamente una bella mescolata e formate dei canederli con le mani bagnate, avendo cura di mantenere le mani sempre umide. Buttateli poi nel brodo che sta per prendere il bollore e fateli cuocere a fuoco medio per circa un quarto d'ora. Potete servirli in brodo o asciutti con burro fuso e formaggio grattugiato o con contorno di spezzatino, arrosto, gulasch!

lalexa







Con questa ricetta partecipo al contest "Una ricetta della tua regione" di Cucinaresubito.it






lunedì 25 marzo 2013

Vellutata scoppiettante di asparagi, semi di girasole e ancora primavera!

Oggi solo 10 buoni motivi per ODIARE il lunedì:
  1. Perché il fine settimana è sempre troppo corto.
  2.  Perchè la sveglia il lunedì mattina è una delle cose più bastarde che esistano e sembra sempre di non aver praticamente chiuso occhio
  3. Perchè il lunedì al lavoro sono sempre tutti incazzati neri e necessitano di un esorcismo
  4. Perchè non so mai cosa cavolo indossare visto che ho kg di vestiario da stirare e da lavare causa fine settimana svogliato e di polleggio estremo
  5. Perchè ogni lunedì prendo sempre più atto del tempo che passa e di tutte le cose che devo fare
  6. Perchè il menù del lunedì in mensa è spaventosamente improponibile
  7. Perchè non capisco il perchè il lunedì riesco sempre ad arrivare al lavoro in ritardo anche sostenendo ritmi Fantozziani di preparazione mattutina
  8. Perchè il lunedì ho la piscina e non sempre i miei neuroni sono predisposti dopo un weekend di simil-letargia
  9. Perchè è sempre di lunedì che discuto con il mio Mago Pancione (sia chiaro non ha una pancia enorme, lo dico altrimenti si offende il signorino... però un pò di pancetta ce l'ha)
  10.  Perchè la mia capa odia il lunedì

Ok, oggi si prosegue nel tema primaverile con una vellutatina velocissima di asparagi, anche se il clima di oggi non aiuta... è lunedioso!




Ingredienti per due persone:
  • 1 mazzo di asparagi bianchi
  • 1 scalogno
  • semi di girasole
  • brodo vegetale
  • pepe

Per completare:
  • 1 uovo sodo grattugiato
  • quinoa e mais scoppiati allo stessa maniera dei pop corn
  • semi di  girasole
  • erba cipollina

Cuciniamo insieme:
Bollite nel brodo gli asparagi, lo scalogno e una manciata di semi di girasole. Quando sono cotti passate con un frullatore ad immersione dopo aver aggiunto il bianco dell'uovo sodo e impiattate aggiungendo il rosso dell'uovo sodo grattugiato, il pop corn, qualche seme di girasole, l'erba cipollina e se vi va un filo di olio evo a crudo.

lalexa





Con questa ricetta partecipo al contest di L'Ennesimo Blog di Cucina, CRE-AZIONI IN CUCINA, di marzo






sabato 23 marzo 2013

Torta di carote, pistacchi e imperfezioni

Adoro le imperfezioni. Amo da pazzi le dissonanze in tutte le cose che osservo. Impazzisco per un viso solo perchè in esso affiora un naso importante. Amo le sbavature creative e quegli schizzi apparentemente casuali gettati su di una tela dal sig. Pollock. Adoro le stonature in un pezzo che è reso perfetto solo grazie a quelle disarmonie; sono attratta da fragilità che rendono la persona uno scrigno da aprire e scoprire con cura e delicatezza, adoro uno scatto offuscato e sbiadito che coglie un attimo effimero. Adoro le mie insicurezze di cui non potrei e non riuscirei mai a farne a meno... Perchè io sono imperfetta. Mi amo così tanto. Troppo facile amare la perfezione no? Adoro l'essenzialità e lo splendore ingenuo che racchiude il disegno di un bambino!  
Per essere perfetta le mancava solo un difetto (Karl Kraus)

lalexa quando incontra la vale!

Ingredienti:

Per la torta:
  • 200 gr di carote
  • 100 zucchero
  • 100 gr di pistacchi
  • 3 uova
  • 60 gr di farina
  • 1 presa di buccia di limone grattugiata
  • 1 pizzico di sale
  • 1 bustina di lievito per dolci

Per la copertura:
  • 100 gr di cioccolato bianco
  • 10 gr di burro
  • 2 cucchiai di crema di limoncello ( o succo di limone)


Cuciniamo insieme:
Tritate grossolanamente i pistacchi insieme alle carote, mettete questo composto in una terrina e aggiungete lo zucchero, la scorza del limone, il sale e le uova. Mescolate molto bene e infine aggiungete la farina e il lievito setacciati. Versate in uno stampo imburrato e cuocete a 160° per mezz'ora.
Per la copertura sciogliete a bagnomaria il cioccolato con la crema di limoncello e il burro e stendete questa glassa sulla torta raffreddata.

lalexa

Oggi, non una canzone ma un corto di animazione straordinario che se avete poco più di 5 minuti disponibili vi consiglio vivamente di guardare... una chicca!


Con questo post partecipo al Giveaway di La ricetta che Vale







giovedì 21 marzo 2013

Soufflè di ricotta e primavera!

Il momento è magico! Una soffice sensazione oggi, guido, i finestrini aperti e mille cose da fare, sono allergica ai pollini e starnutisco, sembro Mike Tyson dopo un incontro, occhi e naso gonfi, ma poco importa, oggi la brezza friccicarella mi accarezza e io canto a squarciagola, e sorrido davanti a due ragazzine che camminano sul ciglio della strada e cantano anche loro ascoltando un pezzo con l'ipod atteggiandosi da grandi rockstar; sorrido quando mi imbatto davanti ad una coppia di coniugi ormai stufi di sopportarsi... Con la moglie befana che lo rimprovera accigliata e lui la schiena curva per tutti gli anni di sopportazione e sorrido per l'ennesima volta quando il rampollo di turno che è dietro di me in macchina mi strombazza per la mia andatura serafica e rituale... Non ha capito l'immenso spettacolo che sto osservando fuori dai finestrini, allora io come una bestiolina annuso l'aria, rallento ancora un po' e con la delicatezza e la classe che da sempre mi contraddistinguono lo faccio passare e gli mostro il mio splendido dito medio. Pazzo! Non ha capito che il momento era delicato... cercavo solo un prato di margherite! È arrivata la primavera e io sorrido. Due fiorellini per voi!



Ingredienti per 4 persone:

Per il soufflè:
  • 150 gr di ricotta fresca
  • 3 tuorli di uovo
  • 1 cucchiaino di amido di mais o fecola
  • 1 punta di scorza di limone grattugiata
  • 2 cucchai di rum
  • 2 chiare di uovo
  • 1 pizzico di sale
  • 30 gr di zucchero
  • burro per ungere gli stampini
  • zucchero per cospargere gli stampini

Per i fiori canditi:
  • 1 chiara di uovo
  • vino bianco
  • zucchero
  • fiori commestibili a piacere
  • fili di zucchero per guarnire


Cuciniamo insieme:
Imburrate gli stampini e cospargeteli di zucchero. Mescolate la ricotta, aggiungete i tuorli, la fecola, la scorza di limone e il rum. Montate le chiare a neve aggiungendo il pizzico di sale e lo zucchero. Incorporate molto delicatamente al composto di ricotta. Versate il composto negli stampini per circa tre quarti. Cuocete a bagnomaria in forno statico preriscaldato a 160° per circa  mezz'ora senza aprire mai il forno e mi raccomando servite subitissimo altrimenti il soufflè potrebbe sgonfiare.

Per i fiori canditi:
Lavate molto bene i fiori con acqua poi immergeteli un attimo nel vino bianco, asciugateli bene. Preparate due piatti, in uno mettete la chiara dell'uovo sbattuta e nell'altro lo zucchero. Immergete i fiori prima nell' albume e poi nello zucchero e fate asciugare. I fiori renderanno ancora di più nei giorni seguenti.

lalexa




Con questa ricetta partecipo al contest "Color Food" del blog "Fiordirosmarino"











lunedì 18 marzo 2013

L'ultima zuppa dell'inverno: roveja e cicerchie.

Entro in casa,
Mi avevano promesso la primavera (forse) e invece vento, acqua, freddo e ancora acqua.
Vabbè... arriverà l'arietta primaverile. Sicuro. Anche quest'anno. Ma oggi è ancora inverno.
Oggi non accendo la tv. Accendo lo stereo e mi metto su un bel cd, ma sì, un best of dei miti del rock'n'roll. E accompagnata dal calore di Elvis e dalla profondità della voce di Johnny Cash sto già meglio. Mollo la borsa, mi metto comoda. Faccio una carezza a MicioPino. Mi ringrazia con una fusa. Che amore. Mi faccio dare un bacio dal tato. Mi accarezza anche lui. Che amore. Eh si oggi è inverno ma qui dentro la temperatura è aumentata, le nuvole non entrano. Lo stereo accompagna, è il momento di Buddy Holly. Improvviso un jive sulle note di Peggy Sue.
Ma si, si sta proprio bene.
Inverno se tu non te ne vai io ti sfido a suon di mestolate di zuppa... speriamo sia l'ultima della stagione.
A noi. Tanto perderai.



Ingredienti per due persone:
  • 100 gr di roveja
  • 100 gr di cicerchie
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 foglia di alloro
  • 2 foglie di salvia
  • brodo vegetale
  • 1 spolverata di semi misti tostati (girasole, lino, zucca, sesamo)
  • pepe
  • 1 filo di olio evo a crudo

Cuciniamo insieme:
Fate ammollare le cicerchie assieme alla roveja in abbondante acqua per una notte. Bollite in pentola a pressione le cicerchie con la roveja per una ventina di minuti (se usate la pentola normale raddoppiate i tempi), scolate e sciacquate per bene.
Mettete ora il tutto in pentola con il brodo vegetale, lo spicchio di aglio, l'allora e la salvia e fate andare fino a quando i legumi non saranno cotti (una mezz'oretta). 
A fine cottura io ho passato grossolanamente il tutto con il frullatore ad immersione e ho impiattato spolverando con pepe, un filo di olio evo e con i semi misti tostati.
Ho scoperto che adoro queste cicerchie. Facilissimo.

lalexa





domenica 17 marzo 2013

Plumcake di farina di riso ai frutti di bosco

Belle bimbe dagli occhi sognanti!
Questi giorni ho avuto un po' di tempo per voi/noi... vi ho lette con  immenso piacere e per me è manna dal cielo poter stare un pò con tutte voi! Incredibile l'affetto. Arrivo sempre in ritardo sapete ormai... ma arrivo eh? Questi giorni ho avuto qui a casa la mia mamma che ogni tanto scavalla i monti e viene guerriera e carica di roba a trovarmi... mi porta kg di roba... tipo le patate della mia nonna, le tende nuove, regalini da fare in giro, le candele per la casa e... insomma per me è Natale ogni volta che viene a trovarmi. Che amore la mia mamma! ...A volte esagera con quantità e robe ma... io non le dico niente! Mi fa morire quella santa donna che mi sopporta. E oggi ho fatto un plumcake velocissimo. Per le colazioni... anche se io non riesco a fare la colazione(brutta cosa) ma magari così mi invoglio. Beh...l' ho fatta per le colazioni e non! :) (stasera la finirò magari). Ma quante cazzate dico oggi? Potrei aggiungere che le stagioni non son più quelle di una volta o che si stava meglio quando si stava peggio ma dai salto alla ricetta. Voglia di leggerezza oggi! :) sorry.


Ingredienti :
  • 140 gr farina di riso
  • 70 gr di burro
  • 100 gr zucchero
  • 2 uova
  • succo di un limone
  • 1 bustina di lievito
  • 100 gr di frutti rossi essicati (mirtilli, fragole, amarene)
  • granella di nocciole 

Cuciniamo insieme:
Amalgamate il burro ammorbidito con lo zucchero e le uova e mescolate per bene, aggiungete il succo del limone e la farina e mescolate ancora per bene; aggiungete ora il lievito, la granella di nocciole e i frutti rossi e mescolate ancora. Ponete il composto in una teglia da plumcake imburrata e infornate a 160° per 45 minuti circa in forno statico! Niente di più facile! ;)

lalexa



venerdì 15 marzo 2013

Risotto acciughe, capperi, pomodori secchi e porri

Ecco l'angolo gastronomico-narrativo de Lalexa.  
Ma vabbè cosa ci volete fare se mi piace condividere con voi ciò che mi passa per la testa in questo periodo? Se vi annoiate saltate subito alla ricetta che non mi offendo... un risottino non mente mai. E come vi avevo detto mi piace sperimentare in fatto di risotti e questo mi è davvero piaciuto.
Ma tornarndo al libro... avevo trovato uno stralcio di questo brano in un altro libro e mi è scattata la curiosità, un giretto in libreria e mi sono ritrovata in quattro e quattro otto a leggere integralmente L'isola di Sachalin di Čechov. ... Ma poi quanto mi piace girare in libreria, ci devo andare poco perché ogni volta avrei bisogno di un portantino per portare a casa i libri (e di un portafolgio mooolto più gonfio...) e la pila in attesa di fianco al comodino cresce e cresce, ormai è colonna portante della casa ;)) Ne leggo, ne aggiungo due... uhm così non va. 
Ma tra un chicco di riso e l'altro, sbirciate questo strano brano.

Il ghiliaco ha una corporatura forte, tarchiata; è di statura media o piccola. L'alta statura gli darebbe fastidio nella taiga. Ha ossa grosse, notevoli per lo sviluppo eccezionale di tutti i processi. (...) Ha il corpo magro, asciutto, senza strato adiposo; ghiliachi grassi e obesi non se ne vedono. Evidentemente tutto il grasso si consuma in calore, che in misura tanto cospicua va prodotto dal corpo di un abitante di Sahalin per far fronte al dispendio causato dalla bassa temperatura e dall'estrema umidità. Si capisce perché mangi così grasso. Mangia carne grassa di foca, salmone, grasso di storione e di balena, carne con sangue, tutto in gran quantità, cibo grasso, secco e spesso gelato e, dato che mangia cibo grezzo, ha l'attaccatura dei muscoli mascellari straordinariamente sviluppata e tutti i denti sono molto consumati. Il cibo è esclusivamente animale, e di rado, solo quando capita di mangiare a casa o a un banchetto, aggiunge a carne e pesce aglio di Manciuria o frutti di bosco. (...)
I ghiliachi non si lavano mai, tanto che gli etnografi hanno difficoltà a stabilire il vero colore della carnagione; non lavano la biancheria, e i vestiti di pelliccia e le calzature hanno l'aria di essere stati appena strappati a un cane malato. I ghiliachi emanano un odore pesante, acido e la vicinanza delle loro case si riconosce dall'odore ripugnante, a volte insopportabile, di pesce secco e di scarti marci di pesce. Vicino a ogni jurta di solito c'è un essiccatoio pieno fino in cima di filetti di pesce che da lontano, specie al sole, sembrano file di corallo. 
Sul carattere dei ghiliachi i giudizi sono diversi, ma tutti concordano che non è un popolo bellicoso, rissoso, litigioso e convive pacificamente con i popoli vicini. All'arrivo di uomini nuovi i ghiliachi sono sempre stati sospettosi, timorosi per il futuro, ma li hanno sempre accolti con gentilezza, senza la minima protesta, e al massimo hanno mentito, descrivendo Sahalin a tinte fosche e pensando di scoraggiare così gli stranieri. Mentono solo quando commerciano o parlano con una persona sospetta e, secondo loro, pericolosa ma, prima di dire una bugia, si guardano: proprio come i bambini. Qualsiasi bugia o vanteria in forma normale, non commerciale, è per loro spregevole.
I ghiliachi eseguono con cura gli incarichi che si prendono, e non ci sono stati casi in cui un ghiliaco abbia abbandonato la posta a metà strada o abbia sciupato cose non sue. Sono agili, svegli, allegri, disinvolti e non hanno nessuna soggezione in presenza di uomini forti e ricchi. Non riconoscono nessun potere sopra di loro e pare che non conoscano neanche i concetti di «superiore» e «inferiore».
Non hanno tribunali, ignorano cosa sia un processo e ancora adesso non capiscono nemmeno a cosa servano le strade. Già solo da quest'ultimo fatto si può intuire quanto sia difficile per loro capirci. Persino dove sono già state costruite le strade, preferiscono ancora camminare nelle foreste più fitte. Li si può vedere spesso, in fila con famiglie e cani, attraversare con fatica le paludi, anche se proprio lì accanto c'è una strada.

Tipi balordi questi ghiliachi. A tratti fantastici e a tratti ripugnanti... ma una cosa mi ha colpito molto leggendo questo brano che mi sono ritrovata davanti leggendo il libro.... che anche io non amo camminare sulla strada principale. E che questo può sembrare strano e anormale a chi dalla strada principale non riesce a staccarsi.

Trooooopppppo prolissa lalexa. Non capita spesso. Perdonatemi ;)


Ingredienti per due persone:
  • 180 gr di riso
  • mezzo porro
  • brodo vegetale
  • vino bianco
  • capperi
  • 3 acciughe
  • pomodori secchi
  • basilico
  • formaggio grana grattugiato

Cuciniamo insieme:
Affettate gli scalogni e poneteli in una pentola con le acciughe e i pomodorini secchi tagliati grossolanamente, io non ho messo olio perchè è già in questi ingredienti. Buttate il riso e tostate per bene, sfumate con il vino bianco e aggiungete il brodo, i capperi e a fine cottura il basilico spezzato con le mani. Spegnete la fiamma e mantecate con il formaggio grana!

...i ghiliachi lo mangerebbero? ...Bah io penso di si!

lalexa


domenica 10 marzo 2013

Krapfen salati con prosciutto crudo e mozzarella

Sapete che sono un'educatrice, al lavoro da qualche anno tra le altre cose ho deciso di raccogliere le storie di vita degli ospiti che ci sono; Alice è una di questi, una nonna di 90 anni che ha lavorato dall'età di 13 anni a servizio di una di quelle famiglie borghesi di Verona, all'epoca era normale andare a lavorare così giovani a servizio di famiglie benestanti; queste bambine si spostavano dal loro paesino per raggiungere la città e lavorare nottetempo in queste case, pulire, sistemare casa e cucinare. Una cosa impensabile ad oggi. Era la normalità... incredibile per me immaginare queste giovanissime donne lontane da casa, dimenticando ferie e la propria adolescenza! Ma negli anni '30/'40 questa era la prassi. È proprio Alice che mi racconta che spesso preparava per la sua "padrona", la contessa, questi krapfen, loro ne andavano pazzi e quando avevano ospiti lei ne preparava grandi quantità! Alice è una donna di una delicatezza e di un'umiltà disarmante... e mi ha donato questa splendida ricetta... eh che... io non la provo!?
Fantastici!!! Ne avrei mangiati 27 (numero a caso... giocatelo al lotto, ahah)! :)


Ingredienti per 6 krapfen:
  • 2 etti farina
  • 2 etti di patate bollite
  • 1 uovo
  • sale 
  • 12 gr di lievito di birra
  • prosciutto crudo
  • mozzarella
  • olio per friggere


Cuciniamo insieme:
Schiacciate le patate bollite e aggiungete la farina, l'uovo, il sale, il lievito sciolto in poca acqua tiepida zuccherata e impastate bene. Fate con questo impasto una sfoglia alta circa 1 cm e ricavate dei dischi con l'aiuto di un coppapasta usando tutto l'impasto. Avrete ottenuto così circa 12 dischi, su 6 di questi mettete del prosciutto crudo con della mozzarella (io ho messo anche metà pomodorino) e ricoprite con i dischetti rimanenti avendo cura di sigillare bene i bordi. Fate riposare coperti da un canovaccio per un paio d'ore e infine, quando saranno lievitati, friggeteli in abbondante olio fino a doratura, scolateli e poneteli su carta assorbente e il gioco è fatto!

lalexa





Con questa ricett partecipo al contest di thespicynote.it 







sabato 9 marzo 2013

Paccheri al nero di seppia, mozzarella di bufala e involtino di triglia e pancetta

Salve ragazze!
Ho appena appreso dalla mia amica Roby del blog Facciamo che ero la cuoca che su fb è nato un gruppo: le BLOGGALLINE... per puro caso e chiacchiere tra amiche in chat - mi dice - ...l'idea è di fare un raduno ad aprile, si pensava Roma che è a metà strada per agevolare tutte, dalla Sicilia al Trentino, io ho l'account su fb ma non ci vado mai... quindi mi ha detto che si cercherà di avvisare via blog sulla data che si stabilirà!
Ma dico? Ci pensate? È una cosa che mi entusiasma non poco questa... dare un volto a voi che da tempo mi accompagnate in questa avventura! Davvero un'iniziativa che mi gasa un sacco!
Oggi due paccheri in allegria! La pasta è sempre la pasta via, e diciamocelo!


Ingredienti per due persone:
Per gli involtini:
  • 3 triglie
  • 4 fette di pancetta affumicata tagliata sottile
Per il pesto:
  • olio evo
  • basilico
  • sale
  • 1 spicchio aglio
  • semi zucca
  • concentrato di pomodoro per completare

Cuciniamo insieme:
Mettete a bollire l'acqua per cuocere la pasta, intanto preparate il pesto in un mortaio aggiungendo i semi di zucca, il basilico, l'olio evo e il sale, quando il pesto sarà omogeneo aggiungete lo spicchio di aglio che poi leverete al momento di impiattare.
Sfilettate  le vostre triglie e stendetele ben compatte, stendete una fetta di pancetta e arrotolate il tutto creando un involtino. Ponete in forno preriscaldato a 180° finché la pancetta non risulterà croccantina (circa 15 minuti). Nel frattempo cuocete la pasta.
Impiattate inserendo in ogni pacchero un pezzo di mozzarella di bufala campana dop che avrete precedentemente fatto riposare per un quarto d'ora immersa in acqua tiepida ancora sigillata nella sua confezione, il pesto, l'involtino di triglia e delle gocce di concentrato di pomodoro!

lalexa


escluso il cane
non rimane che gente assurda
con le loro facili soluzioni
nei loro occhi c'è un cannone
e un elisir di riflessione.
Rino Gaetano 


Con questa ricetta partecipo al contest Le Strade della Mozzarella





venerdì 8 marzo 2013

A tutte le donne

Passo veloce, non potevo non farlo oggi, odio i fiori recisi e le feste a comando, ma  sento di dedicare a tutte voi la stessa grande emozione che ha donato a me una grande donna! Le mie labbra sorridono  e i miei occhi trattengono una dolcissima gocciolina salata!


Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
 e innalzi il tuo canto d'amore.


Alda Merini






mercoledì 6 marzo 2013

Il manzo saltato che girava le viti del mondo

(...) Quella sera però non riuscivo a sprofondare secondo il mio solito nel piacere della lettura. Kumiko, infatti, tardava. In genere alle sei e mezza al massimo era di ritorno, e quando pensava di far tardi, anche solo di dieci minuti, non mancava mai di chiamarmi. In queste cose era fin troppo metodica. Ma quel giorno alle sette passate non era ancora tornata, né aveva telefonato. Io avevo preparato tutto in modo da poter cenare appena lei fosse arrivata. Non era un gran menù.

In una padella cinese si facevano andare a fuoco basso bue affettato sottile, cipolle, peperoni e germogli di soia, si cospargeva di sale e pepe, e si aggiungeva un po' di olio di sesamo. All'ultimo minuto si condiva il tutto con uno spruzzo di birra, era un piatto che mi ero preparato spesso quando vivevo da solo. Il riso era cotto, il brodo di miso era caldo, la verdura era lavata e disposta in un vassoio, pronta per essere buttata in padella in qualsiasi momento.



Ma Kumiko non tornava. Avevo fame, quasi quasi ero tentato di prepararmi la mia parte e cominciare a mangiare da solo. Ma per qualche motivo quella soluzione non mi soddisfaceva, avevo la sensazione che non fosse una cosa corretta, anche se non sapevo spiegarmi il perché.
Seduto al tavolo della cucina bevvi una birra, e rosicchiai parecchi cracker stantii che trovai in fondo alla credenza. La lancetta corta della sveglia si andava avvicinando alle sette e mezza, e io me ne stavo con le mani in mano a guardarla avanzare.
In conclusione, Kumiko tornò alle nove e mezza passate. Aveva l'aria spossata. Gli occhi rossi, come iniettati di sangue. Brutto segno. Quando aveva gli occhi rossi, succedeva sempre qualcosa di brutto. «Stai calmo, - mi dissi, - cerca di non parlare a sproposito. Tranquillo, naturale, cerca di non provocarla».
-Scusami, - fece lei. - Non ce l'ho proprio fatta a finire prima. Volevo telefonarti, ma per varie ragioni non sono riuscita a trovare neanche un momento.
-Ma no, non fa niente. Non ti preoccupare, - risposi come se non ci facessi caso. E in realtà non è che fossi particolarmente seccato, era successa la stessa cosa anche a me non so quante volte. Andare a lavorare fuori casa comporta tanti problemi, non è una vita limpida e serena... non si tratta di raccogliere la rosa più bella che fiorisce in giardino, portarla alla vecchietta a letto per un'influenza due strade più in là, et voilà,
la giornata è bell'e che passata. No, succede a volte di ritrovarsi con dei buoni a nulla a fare cose assurde. Succede di non riuscire neanche a trovare un momento per telefonare a casa. Bastano trenta secondi, per comporre il numero di casa e dire «questa sera sono in ritardo». Di telefoni ce ne sono da tutte le parti. Eppure non sempre si riesce a farlo.
Mi misi a cucinare. Accesi il gas e cosparsi d'olio la padella. Kumiko tirò fuori la birra dal frigo e i bicchieri dalla credenza. Esaminò cosa io mi accingessi a preparare per cena. Poi senza dire una parola si sedette al tavolo, e si mise a bere la sua birra. (...)

Tratto da:
Murakami Haruki - L'uccello che girava le viti del mondo
Einaudi Editore - 2007



Un libro che mi ha lasciato moltissimo. Non solo questa ricetta.
Ecco la mia trasposizione della ricetta. Come essere entrata anche io un po' nel libro. Non c'è bisogno di agigungere altro. La ricetta è semplice, e Murakami scrive sicuramente meglio di me ;)


lalexa










martedì 5 marzo 2013

Torta meranese a modo mio

Salve gente qui Alexa esaurita esausta e sfinita, sto programmando le attività per il laboratorio dei bimbi ma nel frattempo proseguo con il mio lavoro che in questo periodo è particolarmente duro per un progetto che sto seguendo di pet therapy con i nonni, in più ho la casa che è un po' un merdaio (si può dire?!) ...cioè io faccio faccio ma mi pare che ci siano mille cose da fare sempre. Oggi vi voglio proporre questa torta che ha come base il concetto della torta meranese ma l'ho un po' rivista utilizzando le arance e il loro succo, la granella di nocciole e del cointreau, al posto delle mele le mandorle e il rum. Devo dire che il risultato mi ha soddisfatta. Ma poi volevo chiedervi una cosa... avete mai fatto caso che nelle varie ricette sui libri quando c'è da montare a neve il bianco dell'uovo e anche da sbattere il rosso con il burro e lo zucchero vi fanno sempre montare prima i rossi e poi i bianchi? Ma... perchè?! Voglio dire... non è più pratico montare i bianchi e poi con le stesse fruste i rossi? Invece montando prima i rossi poi uno deve per forza lavare le fruste e usarle per i bianchi... altrimenti i bianchi non si monterebbero mai con le fruste “sporche” dei rossi... uhmm... non so se mi sono spiegata. Questi si che sono veri problemi esistenziali. Oggi va così!
Dai smetto passiamo alla ricetta! ;)


Ingredienti:

Per la farcitura:
  • 2 arance
  • 30 gr di vino bianco
  • cannella
  • 40 gr di zucchero di canna (o normale)

Per la torta:
  • 2 rosette
  • il succo di 2 arance
  • 80 gr di latte
  • 100 gr di burro
  • 200 gr di zucchero
  • 4 tuorli
  • 200 gr di granella di nocciole
  • vaniglia (i semini nel baccello)
  • 20 gr cointreau
  • 4 albumi

Per la bagna:
  • il succo di un arancia
  • 20 gr di cointreau
  • 20 gr di zucchero
  • cannella
  • 2 chiodi garofano
  • burro e zucchero a velo per cospargere lo stampo

 

Cuciniamo insieme:
Sbucciate le arance e mettetele e a fette in un pentolino con il vino bianco, lo zucchero e la cannella e fate caramellare per un paio di minuti.
Preparate l'impasto della torta grattugiando la crosta delle rosette e ammollandole nel latte intiepidito.
Montate i bianchi delle uova a neve ferma e aggiungete a questa 50 gr di zucchero, ora sbattete il burro aggiungendo il rimanente zucchero e i rossi finché il composto non risulterà bello spumoso. Ora aggiungete la granella di nocciola, la vaniglia, il cointreau e le croste delle rosette strizzate e quindi incorporate delicatamente i bianchi montati. Mettete metà impasto in una teglia imburrata e cosparsa di zucchero a velo, stendete le arance caramellate e ricoprite con il restante impasto; cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 45 minuti. Trascorso il tempo fate intiepidire e irrorate con la bagna che avrete ottenuto scaldando per una decina di minuti il succo di arancia, il cointreau, lo zucchero, la cannella e i chiodi di garofano il tutto setacciato.

lalexa






Con questa ricetta partecipo al contest di Una Fetta Di Paradiso "Dolci Agrumati"





sabato 2 marzo 2013

Crostino biscottato al fegato d'anatra

Ciao ragazze!
Ecco lalexa, ma quanto corre lalexa in questi giorni. Uff.
Avrei proprio voglia di fermarmi qualche giorno (non contano quelli passati a letto con la febbre che mi hanno stancato ancora di più delle giornate di lavoro) per dedicarmi alle mie passioni e ad un sano fancazzismo in serenità, ahah, ma in questi giorni ho accettato un lavoro per il quale sto occupando una fetta gigantesca del mio tempo libero. Oltre al mio bel lavoretto con i nonni sto progettando un laboratorio creativo per un gruppo di bambini. La cosa mi terrorizza un po' perché ammetto di non essere abituata (lavorando con gli over 75) a trovarmi immersa in un gruppo di piccoli bimbi urlanti... ma proprio per questo non potevo rifiutare, i miei studi mi aiuteranno, ma si sa... l'università (soprattutto negli indirizzi sociali) non insegna a lavorare su campo... e allora sto progettando un laboratorio in pieno stile lalexa. Non può essere il solito laboratorio tipo grest/lavoretti... dev'essere un laboratorio, uno spazio, un momento.... folle!! Ma non solo... il mio obiettivo sarà quello di accompagnare questi bimbi in un percorso che li coinvolga a pieno. Non solo manualità... anzi... la mia idea è cercare di creargli una strada parallela al pensiero condiviso. Una sorta di pensiero parallelo. Loro in questo saranno molto più bravi e preparati di me. A me il compito di aprirgli questa porta ;) E allora via... si inizia.. e quando si inizia lasciamo fuori il mondo e costruiamone uno nostro ;) Mah... ambiziosa? Si! ;) Per questo ho accettato, una sfida per me... ma voglio che lo diventi anche per loro. Una fantastica sfida. Speriamo di riuscire a mettere in pratica il turbine di emozioni e di idee che mi frullano da un po' ;)

E comunque trovo il tempo per essere qui, con voi, e di condividere con voi le mie emozioni. Giorno per giorno. Non smetterò mai di ringraziarvi. Come non smetterò mai di ringraziare Nus de L'Ennesimo blog di cucina per aver selezionato il mio tonkatsu come ricetta vincitrice della sfida di febbraio e il blog Terra e Farina per aver messo al secondo gradino del podio nel loro bellissimo contest il mio pasticcio di tortillas.

Che dire.
Passata la febbre è tempo di tutte queste emozioni.
Fantastico.

Da un po' di tempo sono andata in sollucchero, come direbbe il Giovane Holden (uno dei miei libri preferiti) per il contest il quinto quarto (r)evolution... che dire sarò sadica o morbosa ma una parte di me è sempre stata attirata dai piatti di interiora, frattaglie, rigagli, ecc.... quindi ho voluto unire la raffinatezza dei prodotti Mariangela Prunotto con la decisione delle interiore dell'anatra. Ho trovato da un contadino (e quanto l'ho cercato) del freschissimo fegato e cuori di anatra. Non il foie gras o il fegato grasso! Non riuscirei a rendermi partecipe di tale crudeltà, credo tutte voi sappiate il macabro ingozzamento forzato di queste povere bestie. Io ho usato del semplice fegato e ne è nata una straordinaria portata.


Ingredienti per due persone:

Per il patè:
  • 200 gr di fegato di anatra (NON GRASSO) e cuori di anatra
  • 1 fetta di pancetta
  • 1 manciata di nocciole tostate
  • 1 chiodo di garofano
  • cannella
  • 2 bacche di ginepro
  • 3 bacche di mirto
  • pepe rosa in grani
  • noce moscata
  • 1 scalogno
  • 50 gr di mollica di pane ammollata nel latte
  • timo
  • alloro
  • olio evo
  • sale e pepe
  • cointreau
  • confettura extra di rosa canina Azienda Agricola Mariangela Prunotto
  • granella di nocciole
  • 1 presa di buccia di arancia grattuggiata

Per la base:
  • 4 fette biscottate
  • 20 gr di burro



Cuciniamo insieme:
Innanzitutto preparate la base del crostino. Prendete le fette biscottate, tritatele grossolanamente e aggiungete il burro fuso. Mescolate bene e in uno stampo mettete il composto pressando bene come per la cheescake ;). Ponete in frigo mezzora.
Nel frattempo mettete in una padella tre cucchiai di olio, lo scalogno tritato, tutti gli aromi tranne la buccia d'arancia che metterete alla fine. Aggiungete i fegatini e i cuori dell'anatra tagliati grossolanamente. Quando inizieranno a rosolare per bene sfumate con il cointreau (ci sta benissimo anche del cognac o del madera/porto). Salate e pepate e fate cuocere per una decina di minuti. Trasferite il composto (io ho eliminato il chiodo di garofano perché sarebbe risultato troppo invadente) nel mixer insieme al pane ammorbidito nel latte e alla buccia d'arancia grattugiata e tritate. Aggiungete ora le nocciole sminuzzate grossolanamente, amalgamate per bene il composto e ponete il patè sopra la base di fette biscottate pressando molto bene e ponete in frigo per una notte. Il giorno dopo impiattate aggiungendo sulla superficie la confettura di rosa canina Az. Agr. Mariangela Prunotto e della granella di nocciole.
Il piatto si sposa divinamente con degli spicchi di arancia pelati a vivo.

lalexa